Nessuna prova di colpevolezza

Sempre dagli atti d’indagine si scoprono ulteriori importanti dettagli. Guido è stato oggetto, chiaramente a sua insaputa, di intercettazioni telefoniche da parte dell’autorità giudiziaria. Tale attività investigativa, abbinata agli esiti delle perquisizioni, non ha condotto gli inquirenti a rilevare alcunché di illecito nella vita del regista. È il Giudice per le indagini preliminari a confermarlo, nell’ordinanza di rigetto dell’applicazione di misure cautelari. A proposito dell’accusa di spaccio, il Magistrato scrive onestamente che non vi è prova che Milani abbia posseduto o possegga sostanze stupefacenti; per quel che concerne la frequentazione di “gigolò” minorenni, il Giudice cristallizza nitidamente che non emergano MAI contatti tra Guido ed “accompagnatori” minori di 18 anni, ma solo sporadici incontri con soggetti rigorosamente adulti. L’ingresso all’hotel e alle terme con Carlo, per quanto ancora diciassettenne, non può essere configurato come reato, in quanto non affiorano prove di scambi di denaro tra i due.

Rispetto all’accusa più grave, ovvero violenza sessuale, non esistono riscontri di alcun tipo utili ad avvalorare il presunto abuso.

Queste considerazioni vengono confermate anche dalla Cassazione, nel febbraio 2015: la Suprema Corte avvalora il provvedimento del Giudice per le indagini preliminari e certifica che non vi siano elementi a sostegno della denuncia, tantomeno idonei ad ipotizzare illeciti da parte di Guido Milani.

Nonostante ciò, senza alcuna prova, nel 2016 la Procura di Milano chiede il rinvio a giudizio, fondando la tesi accusatoria sulla “credibilità” del denunciante, sul riscontro del pernottamento in hotel e sui messaggi intercettati e trovati nel telefonino di Guido, in cui egli si accorda per incontri con accompagnatori maggiorenni, ovvero quanto sia il GIP che la Cassazione avevano ritenuto del tutto irrilevanti.

Tra i messaggi riscontrati dagli investigatori sullo smartphone del regista, figurano due chat di Skype, stranamente conservate in memoria: si tratta di conversazioni esplicite a sfondo sessuale in cui Guido, con un nickname ispirato al titolo di un suo film (“Il Piccolo Cineasta”), pare interloquire con dei ragazzi conosciuti on line. I contenuti sono volgari ma, nonostante ciò, irrilevanti – anche secondo il giudizio della Cassazione – ai fini dell’inchiesta e in relazione alle accuse. Guido nega fermamente di aver mai aperto un proprio profilo Skype e disconosce quei messaggi, che invece la Procura Meneghina utilizza come strumento per costruire un’immagine distorta e surreale del regista, contravvenendo a quanto sancito dalla Suprema Corte nell’ordinanza di rigetto delle misure cautelari, che – lo si ribadisce – li riteneva ininfluenti. Solo nel 2017, una volta ritornato in possesso dello smartphone (sequestrato dagli inquirenti), Guido dispone una perizia informatica, incaricando un tecnico forense, consulente di molteplici Procure, l’ing. Michele Vitiello. Ciò che emerge è sorprendente. Sul telefonino sono registrati account di un soggetto terzo, una persona che, negli anni addietro, utilizzava abusivamente il cellulare di Guido, a sua insaputa, per inviare messaggi dal tenore ambiguo, che la Magistratura aveva erroneamente attribuito al regista.

 

Nel marzo 2016 le accuse a carico di Guido Milani e la richiesta di rinvio a giudizio vengono inspiegabilmente rese note agli organi di stampa. Non si sa con quale diritto, qualcuno rivela dettagli dell’indagine e particolari, ancora coperti dal segreto istruttorio, relativi al caso. È l’inizio di un processo mediatico, un calvario nel calvario che, in poche ore, distrugge la reputazione del regista. I titoli sono indelicati e suggeriscono già una probabile colpevolezza, come se l’autore della fuga di notizie cercasse una sorta di consenso pubblico e giornalistico per avvalorare la tesi accusatoria, visto che non esistevano prove a sostegno.

Di contro, tuttavia, la solidarietà della gente è tanta e i gesti di stima e vicinanza non tardano ad arrivare. Guido teme che l’attività estiva della propria Cooperativa, ormai alle porte, sia destinata a fallire. In realtà, la colonia registra il tutto esaurito, quell’anno e nelle stagioni seguenti.