Il profilo dell’accusatore

L’avvocato ottiene l’accesso agli atti d’indagine.

Ciò che emerge a proposito dell’accusatore è estremamente significativo: affiorano particolari di cui Guido era all’oscuro al momento dell’incontro, avvenuto nel 2010. Tra i documenti, nel fascicolo d’inchiesta della Procura Meneghina, figura la cospicua cartella clinica di Carlo: il giovane risulta affetto da importanti disturbi psichici, patologie codificate di tale gravità da invalidarne la sfera volitiva ed emotiva. Vengono certificati svariati ricoveri nei reparti di psichiatria di due ospedali italiani, dove i medici gli diagnosticano un disturbo della personalità di tipo borderline, con facilità a coinvolgimento in comportamenti disfunzionali ed autolesivi. Sono sempre gli specialisti ad attestare, nel diario clinico terapeutico, ripetuti atteggiamenti manipolatori, ricattatori e seduttivi del giovane, che si dimostra essere un bugiardo con tendenze mitomani. Carlo narra al personale sanitario una serie di vissuti inquietanti, molti dei quali rivelatisi totalmente falsi (ad esempio, dichiara di aver messo incinta una famosa pianista di Milano, ignara persino della sua esistenza). È tossicodipendente e confida di aver scelto volutamente, quando ancora era minorenne, di proporsi come “gigolò” per recuperare soldi così da poter pagare la droga. È sempre lui a confermare di aver mentito, con gli interlocutori incontrati on line, sulla propria età anagrafica, dichiarando di avere 18 anni, pur non avendone ancora compiuti 17.

“Nel mio profilo indicavo 18 anni” dice all’autorità giudiziaria, riferendosi alla pagina web in cui pubblicava annunci.

È una psichiatra dell’ospedale “Fatebenefratelli” di Milano, alla luce delle rivelazioni del ragazzo ascoltate nel corso della degenza, ad effettuare una segnalazione in procura, nel 2011. In tale circostanza, non vengono mai citati né Guido Milani, che Carlo non menziona neppure, né episodi di violenze sessuali subìte: il giovane, infatti, racconta di non essere mai stato obbligato da nessuno a subire atti sessuali.

Carlo si ricorda sorprendentemente di Guido (e cambia versione su tutto) solo un paio d’anni dopo, nell’estate 2013, quando lo ritrova casualmente su Facebook. È lo stesso giovane a fornire esplicitamente agli inquirenti, nella deposizione agli atti, la ragione del proprio astio verso il regista. Il ragazzo infatti afferma di essere stato “molto irritato” nel leggere, sulla pagina on line di Guido, un elenco di apprezzamenti da parte di persone che lo “osannavano” per come lavorasse insieme ai giovani. È ciò ad averlo profondamente infastidito, tanto da spingerlo a gettare fango in forma pubblica, prima postando il commento infamante e poi inviando il messaggio alla fanciulla iscritta nel gruppo “Ragazzi e Cinema”.

Questo particolare, purtroppo, non verrà mai preso in considerazione in sede processuale, esattamente come le patologie psichiche, derubricate dai magistrati in semplici “problemi psicologici”.