Le prove di innocenza e la richiesta di revisione processuale

Convivere con una condanna per fatti aberranti mai avvenuti è devastante, ancor di più tra le mura di un carcere. L’esperienza detentiva rappresenta per Guido Milani una fase drammatica della propria vita. Con il passare del tempo, però, essa rafforza in lui l’esigenza di Giustizia. Il pensiero di svegliarsi ogni giorno tra sbarre ed inferriate, in un primo momento, lo rende inerme, debole, sull’orlo della depressione. Poi, inaspettatamente, contribuisce a fargli maturare la consapevolezza che siano necessari forza, impegno e dedizione per far emergere la Verità.

Guido sa di essere innocente e desidera dimostrarlo con scrupolo e rigore. Decide così di reagire.

Lavora in prima persona, incoraggiato dalla famiglia, sempre vicina a lui, alla preparazione di un dettagliato atto di revisione, fondato su nuove prove, nuove relazioni urologiche con cui viene approfondita la patologia che affligge il suo apparato genitale. Poco prima dell’ingresso in carcere, si sottopone a due esami con il prof. Maurizio Bruni, Medico-Legale, Urologo. Durante il periodo carcerario, invece, viene visitato, presso l’ambulatorio della Casa Circondariale, da altri specialisti: il dr. Francesco Cavanna, urologo perfezionato in andrologia, il dr. Diego Ettore Cuzzocrea, già Primario di urologia del policlinico “Sant’Orsola-Malpighi” di Bologna e il dr. Robbi Manghi, medico-legale. Inoltre, Guido si sottopone anche a nuovi esami con il dr. Gianni Cancarini, Primario di urologia della clinica “San Camillo” di Cremona, colui che per primo aveva diagnosticato le patologie congenite e che era stato inspiegabilmente travisato dai magistrati Milanesi.

Guido Milani viene complessivamente periziato per ben nove volte: si tratta di esami delicati ed imbarazzanti, a cui egli sceglie di sottoporsi per dimostrare alla Giustizia Italiana la propria innocenza.

Le perizie sono finalizzate a rispondere ad un quesito preciso:

“Le condizioni anatomiche dell’apparato genitale di Guido Milani sono compatibili con una pregressa attività sessuale con penetrazione del pene per via anale?”

In altre parole, la domanda posta ai medici è la seguente: “Guido Milani ha mai compiuto, in vita sua, rapporti penetrativi anali?”

Guido si fa analizzare e persino fotografare il proprio apparato genitale, permette che sia iniettato un farmaco vasoattivo nel pene così da indurre l’erezione, al solo fine di poter certificare, oltre ogni ragionevole dubbio, anche con l’applicazione di una meticolosa quanto ridondante tecnica scientifica, la sua assoluta estraneità ai fatti. Di contro, lo si ricorda, non esistevano prove di alcun genere che ne dimostrassero la colpevolezza.

Ciò che gli specialisti certificano è inconfutabile. Viene presentato nella sezione successiva dedicata alle perizie urologiche.